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mercoledì 18 aprile 2012

Ducati ai tedeschi di Audi per 860 milioni di euro

La vendita al gruppo Volkswagen

Berlino
La proprietà di Ducati è ormai a un passo dallo scavalcare le Alpi, direzione Ingolstadt, al centro della Baviera. Si rincorrono con insistenza le voci che danno ormai per certa l’acquisizione di Borgo Panigale da parte della casa automobilista tedesca Audi, che dovrebbe essere annunciata ufficialmente già domani. Per le rosse a due ruote la consociata Volkswagen, avanza la stampa tedesca, sarebbe pronta a sborsare 860 milioni di euro, debiti inclusi. Meno del miliardo che secondo indiscrezioni avrebbe chiesto il fondo InvestIndustrial di Andrea Bonomi, ma abbastanza per chiudere l’affare. Che dovrebbe essere reso noto nelle prossime ore, dopo aver ricevuto, nel pomeriggio, l’autorizzazione dei consigli di vigilanza di Audi e della sua holding Volkswagen.

La notizia arriva proprio nel giorno del compleanno dell'eminenza grigia del gruppo di Wolfsburg, quel Ferdinand Piech oggi a capo del consiglio di vigilanza che tanto ha contribuito a costruire l’impero Volkswagen, di cui Ducati diventerebbe il dodicesimo marchio. L’ambizioso nipote di Ferdinand Porsche, inventore del maggiolone, ha un debole di vecchia data per le rosse di Borgo Panigale. Che oggi ha fatto valere, nonostante alcuni nel gruppo non vedessero di buon occhio l’acquisto di un’azienda indebitata - si stima per una cifra sotto ai 200 milioni di euro -, seppur di grande fascino. La rincorsa alla rivale Bmw, che sulle due ruote va già da anni e con un certo successo, sembra ardita. Soprattutto in un momento in cui il mercato motociclistico in Europa si è dimezzato e la crisi ha reso la moto un oggetto quasi "di lusso". Ma Piech ha lo sguardo lungo e con Martin Winterkorn, presidente del gruppo Volkswagen, sembra puntare lontano, ai mercati asiatici in espansione.

Così anche Ducati - rilevata dal fondo di Bonomi nel 2005 in forte crisi - è arrivata, con i suoi mille dipendenti, le 40mila moto vendute e un fatturato poco superiore ai 480 milioni di euro nel 2011. Proprio come prima di lei erano arrivati altri protagonisti controversi dei sogni di Piech, i marchi di lusso Bentley e Bugatti, per esempio. Per completare la sua opera, ora, al potente capo del consiglio di vigilanza manca solo la chiusura del passaggio del marchio Porsche sotto il mantello Volkswagen. Poi la strada verso il primato mondiale delle vendite, cui punta il gruppo Volkswagen, sarà spianata. Da domani, con tutta probabilità, Ducati contribuirà alla corsa. Seppur anche solo con la sua immagine di "rossa" bella e vincente.




La Volkswagen, vocabolo che in tedesco significa letteralmente vettura del popolo, nacque sotto la dittatura nazionalsocialista di Adolf Hitler, nel 1937, per suo volere.
Negli anni trenta, infatti, Hitler voleva far realizzare un'automobile che potesse essere in grado di motorizzare il popolo tedesco di classe meno abbiente, che non poteva permettersi le lussuose e costosissime Mercedes-Benz. L'incarico di realizzarne il progetto venne affidato all'ingegnere Ferdinand Porsche, titolare dell'omonimo studio di progettazione nato nel 1931, col diktat di creare un'auto compatta, economica, semplice e robusta, facile da costruire in grande serie ed economicamente accessibile.
Nel 1936 vennero presentati 3 prototipi (2 berline e una cabriolet) al Führer, che diede ordine di trovare un luogo dove far sorgere la fabbrica per la produzione dell'auto del popolo. Fu scelta la città di Wolfsburg, in Bassa Sassonia, non molto distante da Hannover.
La cerimonia di posa della prima pietra, presieduta, ovviamente, da Hitler, si svolse nel 1938, ma poco tempo dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale costrinse a convertire il progetto Typ 1 da civile a militare. Nacquero così le Kübelwagen (auto-tinozza), usate come mezzo di trasporto leggero dagli ufficiali della Wehrmacht e la "Schwimmwagen" (l'auto che nuota, ovvero anfibia).
Lo stabilimento principale di Wolfsburg
La catena di montaggio del Maggiolino
Terminato il conflitto, grazie all'iniziativa di Ivan Hirst, maggiore dell'esercito, e di Ferdinand Anton Porsche (figlio di Ferdinand), la fabbrica della Volkswagen a Wolfsburg venne riaperta. La direzione fu affidata a Heinz Nordhoff, ed il modello progettato nell'anteguerra, opportunamente aggiornato, entrò finalmente in produzione e fu immesso sul mercato con il nome commerciale di Volkswagen 1200, meglio conosciuto in tutto il mondo come Maggiolino (oppure Kaefer, Beetle o Coccinelle, a seconda della lingua dei paesi di commercializzazione). Il successo fu immenso.
Dal Maggiolino derivarono altri modelli di successo: il Typ 2, un veicolo commerciale di dimensioni medie, meglio noto successivamente come Transporter nella versione furgone e Microbus nella versione per trasporto passeggeri, e le vetture sportive Typ 83 (meglio note come Karmann-Ghia Coupé e Cabriolet).
Gli anni sessanta furono dedicati a ricercare un'erede al Maggiolino, in produzione da ormai quasi trent'anni, senza rinnegarne l'impostazione tecnica. Vennero così introdotte le 1500/1600 e 411/412, che riscossero però un successo scarsissimo. Fu effettuato un primo tentativo di berlina media, proponendo la K 70, che riscosse anch'essa un successo basso. Intanto il Maggiolino, visto questo insuccesso degli altri modelli, proseguì la sua brillante carriera. Vennero apportate, tra l'altro, importanti modifiche stilistiche sia alla versione berlina che a quella cabriolet: in questi anni l'auto veniva chiamata comunemente con l'accrescitivo Maggiolone.
All'inizio degli anni anni settanta, comunque, non era ancora stata creata una degna erede del Maggiolino. Nel frattempo la casa tedesca era entrata in piena crisi finanziaria ed era urgentemente necessaria una nuova gamma di modelli, basati sulla trazione anteriore e contraddistinti per lo più da un design personale. Si decise così di affidarsi all'estro stilistico del giovane Giorgetto Giugiaro. Dalla sua "matita" vennero fuori veri successi, come la berlina media Passat (1973), erede della K 70, la coupé Scirocco (1974) e l'utilitaria Polo (1975). Ma la vettura Volkswagen più riuscita del designer torinese è la Golf, presentata nel 1974 come la tanto agognata erede del Maggiolino. Quest'ultimo, invece, venne assemblato in Europa fino al 1978, anno in cui la produzione fu confinata al Sudamerica. Nel 1979, furono presentate la Golf Cabriolet (realizzata dall' austriaca Karmann) e la Jetta, una berlina considerabile come versione a 3 volumi della Golf, con modifiche al frontale.
La Volkswagen Golf (quarta serie)
Negli anni ottanta uscirono le nuove generazioni dei modelli introdotti nel decennio precedente, centrando nuovamente il successo.
Negli anni novanta la gamma fu estesa con l'introduzione della citycar Lupo nel 1998 (gemella della SEAT Arosa con cui condivideva il pianale), delle versioni familiari, denominate Variant, di Golf (1994) e Polo (1997) e della monovolume di grosse dimensioni Sharan nel 1995, realizzata con un progetto comune con la Ford (era infatti gemella della Ford Galaxy prima serie). Il nome Jetta, invece, a causa dello scarso successo commerciale della vettura in Europa, fu cambiato e lasciò il posto a quello di Vento prima, per la terza serie della vettura (1992), e Bora poi, per la quarta serie (1999). Nel 1992 la terza generazione della Golf guadagna il premio di Auto dell'Anno. Ma la novità più interessante in questi anni fu sicuramente la nascita della New Beetle, edizione in chiave moderna del leggendario Maggiolino, che fece il suo debutto nel 1998 negli Stati Uniti, mentre in Europa fu commercializzata dall'anno successivo. Rispetto al Maggiolino, la New Beetle nasce come auto di classe ed è basata sulla Golf. Fino ad ora non è riuscita ad emulare l'incredibile successo di vendite dell'antenata. Ai vertici della Volkswagen, nel frattempo, Hahn lascia il posto a Ferdinand Piech (1993), nipote di Ferdinand Porsche. Nel 1997 inizia lo sviluppo della W12, una concept car ad alte prestazioni che stabilirà numerosi record di velocità, ma che non avrà poi un seguito produttivo.
Nel 2000 vengono introdotti i propulsori turbodiesel TDI con tecnologia iniettore-pompa, mentre nel 2001 debutta il motore a benzina FSI ad iniezione diretta.
Nel 2002 nasce la prima ammiraglia di lusso della Volkswagen, la Phaeton, che condivide il pianale con l'Audi A8, ammiraglia dell'Audi. Nello stesso anno, Ferdinand Piech lascia la presidenza nelle mani di Bernd Pischetsrieder, già in passato presidente della BMW.


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